Jo Monumento, 2010

Performance 120’

Galleria UPP, Venice

ph Giovanni Cecchinato

Per la sua prima personale negli spazi della galleria Upp di Venezia RM presenta una performance dal titolo Jo, Monumento. Il lavoro è concepito come omaggio reso a Jo, diciottenne brutalmente assassinato nel campo di concentramento di Schirmeck-Vorbrück perché omosessuale.

L’artista esplora il tema del corpo e del desiderio, muovendosi tra passato e presente, tra conflitti e percezioni. Per questa occasione RM ripercorre il dramma delle persecuzioni naziste contro gli omosessuali rivivendo il tragico racconto descritto nell’autobiografia di Pierre Seel, pubblicata nel 1994 “Moi, Pierre Seel, déporté homosexuel" (Io, Pierre Seel, deportato omosessuale).

Nella prima sala della galleria si trova una lastra di acciaio su cui è incisa la parte del racconto sulla quale ruota tutta la performance. In particolare la vicenda descrive il momento in cui Seel assiste inerme all’uccisione del suo giovanissimo amante Jo, il quale è costretto a subire l’umiliazione e la tortura di essere spogliato in pubblico col volto coperto da un secchio e infine di essere ucciso sbranato dai cani. Le parole incise sono ferite storiche che assumono una concreta possibilità di resistenza intellettuale contro la violenza e la ghettizzazione.

Nella performance RM avvicina un importante lavoro sulla storia di revisione e di riattualizzazione della battaglia contro l’omofobia ad una disarmante fisicità. La performance, della durata di due ore, consiste nella presenza dell’artista che, come Jo, nudo al centro della seconda sala della galleria, ha la testa nascosta da un secchio. In tutto lo spazio la musica di Wagner suona ad altissimo volume. Il pubblico si trova a subire una doppia imposizione: dello sguardo e dell’ascolto.

RM nella performance usa il suo corpo nudo come campo di ricerca per i punti irrisolti della percezione sociale contemporanea. La mostra è pensata come monumento a un ragazzo che incarna la fragilità del diritto di scelta personale di fronte al potere egemonico di una cultura che necessita una continua messa in discussione. La performance di RM va intesa come commemorazione che deve condurre a una riflessione, necessaria perché ancora attuale, dei rischi che la società incorre nel momento in cui non è capace di guardare consapevolmente alla propria storia passata. Il ricordo diventa azione presente che utilizza i codici del linguaggio della carne. Il corpo esposto è lo spazio dove costruire nuove possibilità di comunicazione tra tragedie passate e drammi contemporanei.

Come i numerosi monumenti ai caduti che vediamo nelle piazze anche questo monumento-azione si giustifica in una retorica della memoria e della comunità che però viene esplicitata nello spazio privato della galleria, come a voler porgere un regalo personale ad un giovane coetaneo omosessuale attraverso un gesto che si rivela politico. L’intervento trasforma il documento storico in monumento, performando la logica della commemorazione. Il lavoro di RM mette in evidenza il naturale rapporto tra arte e riflessione storica esibendo il proprio corpo come possibile punto di congiunzione.

Nicoletta Lambertucci

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